lunedì 23 agosto 2021

Parole e colori

 

ANTONIA FLAVIO

 

Donare è vita.

Oggi non sto bene,
oggi il mio corpo
si sente stanco e debole.
Oggi, no ieri!
Oggi d’improvviso,
sento un magone alla gola,
respiro a fatica,
mi sento le gambe cedere.

Ieri non era così!
Ieri respiravo bene,
mi sentivo invincibile,
ieri ero forte.
Ieri, no oggi!

Ho chiesto aiuto.

“Oggi per vivere,
per sopravvivere,
ho bisogno di sangue”!

Oggi sono fragile,
non ho vivacità,
ho solo dolore!
Oggi non è facile,
oggi sostenermi è divenuta
una contesa.
La malattia, l’insofferenza
sono divenuti il quotidiano.

Il sangue che nelle vene
sento pulsare,
non va bene.
Oggi manca,
oggi, no ieri,
oggi si è ammalato!

Ho chiesto aiuto,
sostegno a chi può
donare il proprio sangue,
per farmi tornare
a stare di nuovo bene.

Ho chiesto un gesto d’amore!

Ho chiesto di
donarmi ancora
un giorno di gioia,
un giorno in più di vita.

Ho chiesto speranza!

Donare il proprio sangue,
è donare speranza.
Donare un frammento della
propria anima a chi soffre,
a chi pensa che:
“un domani non arriverà”!

Dona, dona il tuo sangue,
dona ad un fratello e
ad una sorella.
Non importa la nazionalità,
non importa il colore della pelle,
non importa se sei bello, brutto,
alto, basso, con capelli o calvo.
il sangue è uguale per tutti!
il sangue dona la vita,
il sangue è vita!

Donare è un gesto d’amore,
per chi amore ha!
Aiutami oggi
per ricordare un ieri
e avere ancora un domani!



Occhi


Se gli occhi potessero parlare,
direbbero cose a noi sconosciute,
parlerebbero di te e di me
con parole sincere,  vere,
naturali, spontanee.
Se solo gli occhi potessero parlare,
non si celerebbero
dietro ad un cuore malato,
dietro pensieri distorti:
parlerebbero come un’anima pura!
Se solo potessero parlare …
Gli occhi non sanno mentire …
e ora saprei veramente chi sei.


Il cuore parla

Attraverso il cuore voglio parlare
di parole dolci e soavi,
di un amore non nato, non vissuto,
ma immaginato!

Sì, perché l’amore lo si può immaginare
come quando si fa un sogno e
vorresti che fosse reale, ma non lo è!

Un sogno è un sogno,
l’immaginario è fantasia!
Il cuore, a questo punto,
può dire ciò che vuole o ciò che pensa
che sia reale o no poco conta
il cuore parla e bisogna ascoltare!

Ti amo di un amore malsano.
Ti amo come la primavera ama il sole
e l’inverno la neve.
Ti amo nella realtà e nella fantasia,
come si ama nei film d’amore o nelle poesie.
Ti amo nei sogni e nell’ immaginario.
Questo doveva dire il cuore mio!

Se poi verità non è, poco conta,
ma il cuore ha parlato e di quel ti amo
si è liberato!


L’ amore

Quando sei innamorato
tutto ti basta,
tutto è superfluo ed inutile.
Ami con la speranza che sarà per sempre.
Ami i pregi, i difetti
 e nulla, nulla sembra farti cambiare idea.

Quando sei innamorato
i tuoi occhi cambiano, brillano e sorridono,
davanti a te vedi mille colori.
Quando sei innamorato
 pensi che non esiste il male,
 ma solo bene:


un bene infinito!

Quando sei innamorato
ami di un amore incondizionato e folle:
senti nell’aria il suo profumo
e vedi i suoi occhi ovunque
e quando pensi
lo fai sorridendo!

Quando sei innamorato
e provi queste forti emozioni
vorresti esserlo per sempre.


 

Non dimentichiamo l’Afghanistan

Come fiori senza vita
in un terreno arido,
vivono donne a cui
non è permesso vivere.
Visi imbacuccati,
corpi spogli di colori,
donne private della propria femminilità.
Anime calpestate, umiliate,
sepolte senza identità
da uomini digiuni
di cuore e di umanità.
Sono le donne dell’ Afghanistan
dove regna l’odio, la guerra e la crudeltà.
Donne a cui è proibito
amare,sorridere e gioire,
sottoposte al dolore, tormento e violenza.
Donne bastonate,
frustate, derise e uccise.
Donne,
madri bambine,
divenute strumento di gioco,
bambole in mano
a dei criminali senza compassione.
Libertà negata all’istruzione,
libertà negata al ruolo genitoriale,
ancor prima all’essere
donne, femmine e bambine.
La libertà è un diritto,
non è negazione!
non dimentichiamo chi oggi
ha solo occhi per piangere,
non dimentichiamo l’Afghanistan.

 

 

 

MATTEO BELGIO

 

Passi

Odo solo il mio passo,
nel silenzio tombale della natura.
Si alza solenne una leggerissima brezza di vento,
leggera ma tanto forte per alzarmi i capelli.
Odo le foglie delle piante,
che come un coro insieme intonano il loro inno.
Cambia il tempo,
le nubi piano piano dal passo aulente,
accompagnate da un leggero petricore me coprono il capo mio.
Ignavo lo sguardo,
smarrito all’orizzonte nella moltitudine di stelle.
Scende lesta una lacrima dal passo veloce,
sembrava quasi correre sulla guancia,
nel vuoto come piuma si lancia e al suolo,
scoppia come bomba contenente un mix di emozioni,
covate e cresciute dai mostri della psiche.
Non importa il numero dei passi che effettuerai sul tuo sentiero,
ma importerà l’attenzione che ci metterai in ogni passo.
 

 

Eterni

Nel pensiero mio mi perdo,
dolce è il ricordo del guardo suo,
le passeggiate in centro dinanzi alla torre,
ti rendevano più luminosa.
Rigogliosa la tuo voce,
forte come il tuo profumo,
che a distanza di anni,
ancora mi pervade la mente.
Le tue labbra come casa per la mia anima,
le tue mani calde,
come l’estate nella pianura,
verdi gli occhi tuoi,
come la speranza,
quella che non muore mai.
Ritornerai a splendere,
mi curerai le ferite e le botte,
perché Cremona è bella anche di notte.
Canta la natura essa è circondata dalla cultura,
il violino suona dolce come la voce tua,
mi emoziona come il primo ti amo,
sussurrato quasi giocando,
davanti allo spettacolo della nostra città romanica.
Così tante luci che nel loro insieme,
ci insegnano quanto sei grande grande grande come te,
sei grande solamente tu.
Matteo Belgio


Senza nome

Mi guardo allo specchio,
lo sguardo con il volto invecchiato,
le costole sembrano onde sulla mia pelle.
Gli occhi gonfi pieni di dolore,
l’uomo uccide se pieno di paura e privo di colore.
Le lamentele dei miei compagni di stanza si facevano più forti,
tutti ammassati a dormire vicino ai morti.
Un odore acre quasi soffocante,
le scritte sui muri d’addio incavate con le unghie,
mi chiedevo in questi casi dove fosse dio.
La morte mi stava assalendo,
piano piano mi stavo arrendendo,
l’ultimo pensiero a mia figlia.
E la ciminiera fumava,
la mia anima volava,
io e altri tutti vittime dell’odio,
l’uomo accecato da una furia omicida pronto a versare sangue,
sporcando la neve candida,
che innocente sul suolo si era posata.


Rosa dei venti

Fisso il soffitto,
intento a contemplare il ticchettio della pioggia.
Tutto splendidamente tace,
sorrido al bagliore di qualche lampo,
che inconsciamente fa da lume al pensiero mio.
Gli occhi aperti ma in realtà sono serrati,
rispecchiano l’animo baciando adagio,
poco a poco l’idea del successo.
Felice e vivo il pensiero,
ho il desiderio assoluto di qualche vera carezza,
bacio o un abbraccio originale,
annullerebbero il male del passato,
che solo di falso fino ad oggi mi ha nutrito.

 

Navâzesh (carezza) نوازش کردن

Si odono solo urla e singhiozzi strazianti,
perenni abbracci e immagini, che si stampano come tatuaggi nella mente.
Lo sguardo dolce di chi non ha mai avuto niente,
ma ora gli hanno portato via anche la speranza,
lo sguardo di un bimbo,
che vuole solo qualche coccola di chi ora non c’è più.
Cala la notte uggiosa e soave,
tenta nel suo piccolo di avvolgerci in una coperta di sogni e speranze,
le stesse speranze che bruciano insieme a una bandiera in un rogo.
Fisso il vuoto e contemplo l’importanza della vita,
dei passi e dei momenti che si formano e passano all’interno di essa,
percepisco la vera identità della parola amare,
un’espressione così tanto restrittiva nel suo significato quanto liberale,
amarci, amarsi ma quanto è bello... Amarmi ...
Il buio intorno a me nasconde i volti sofferenti,
oscura gli occhi lucidi feriti dal terrore,
due facce  di vita così distanti,
ma in realtà così simili,
entrambi ci mettono in ginocchio e sbattono in faccia la nostra vera forza,
possiamo scegliere di crollare e cedere una legge alla volta,
bruciando un libro e una parola alla volta o reagire con la forza dell’amore,
non solo per se stessi e per gli altri,
ma per l’amore dell’avvenire.

 

 

MICHELA SERENA
 

Avverto un particolare aroma nell’aria, l’odore intenso del legno bagnato mi pervade. Osservo tutto ciò che mi circonda e lascio che il morbido sottobosco mi avvolga e mi penetri fino all’ultimo alveolo. Inspiro profondamente con le narici, l’aria è pulita, leggera, quasi dolce. Sfioro con i polpastrelli la ruvida superficie dei tronchi di quercia farnia e li inserisco piano nelle tenaci increspature della corteccia; apro allora il palmo, non mi basta più avvertire, desidero possedere, introiettare con tutto il tatto e l’olfatto di cui sono capace. Mi sento rinnovata, il mio corpo è vigoroso e i miei piedi sono come radici profonde in un terreno morbido e pronto a ricevere. Il bosco mi avvolge, siamo un’unica entità.
 
Tratto dal libro ‘Ma esisti davvero? Dio in lockdown’


Così l’angelo, ormai demone, mentì ai progenitori e il genere umano divenne mortale.

Tratto dal libro ‘Ma esisti davvero? Dio in lockdown’


Rimase in silenzio per qualche istante; il suo sguardo era fermo sui pesanti piatti in vetro verde che le mie braccia sostenevano stanche. Contraendo le labbra in un’espressione che mi parve quasi schifata mi disse ‘hai perso anche il tuo accento’. Mi fece sentire improvvisamente senza patria…


Così la bestia giaceva sul fondo della gabbia, non percepiva più né il freddo né il dolore e se ne stava immobile, sopita. A un tratto un rumore conosciuto, lieve e inaspettato, come la brezza in una sera d’estate. La palpebra, fino ad allora abbandonata mollemente sul bulbo oculare, si alzò di scatto e l’impeto della tempesta fu di nuovo visibile al mondo…


…e al calare della sera la natura si manifesta indisturbata, così piano piano il frinire dei grilli si fonde con il silenzio della notte. Nessun altro rumore mi da più senso di pace…


Ti immagino osservare la tua mano mentre afferra lo hijab di un intenso blu cobalto; essa porta i segni ormai aranciati del giorno del sì, dell’unione combinata, doverosa, come tante. Dalla prima nocca di ciascun dito si susseguono decori elaborati fino al polso, un intricato pizzo nato da esperienza ed henné, l’unica forma di tatuaggio a volte concessa.
Il drappo è lungo e leggero, con apertura nella parte superiore e fascia orizzontale da legare dietro il collo così che nulla si muova mostrando parti del volto che non siano i tuoi occhi ancora vivi.
Lo infili facendolo scivolare mollemente sulle curve morbide del tuo corpo e ne sollevi la parte superiore sopra il capo per poter annodare la fascia.
Sistemi il tessuto sulla tua fronte alta, portandolo verso il basso, facendola così sembrare come tagliata a metà.
La parte finale delle folte sopracciglia è coperta, come lo saranno a breve bocca e naso, tramite un semplice gesto della mano e uno spillo puntato lateralmente in favore di una buona e spersonalizzante vestibilità.
Forse ti senti fortunata per ciò che hai e perché puoi vedere nitidamente la piccola parte di mondo a cui puoi accedere, non attraverso una retina in crine, non ancora.
Ad ogni passaggio prendi forma, perdi forma, ad ogni passaggio, pian piano, scompari.

 

 

PAOLA MATTIOLI


Autunno

Foglie ingiallite
cadono
leggiadre, fiere
ognuna fa una sua danza.
Tappeti colorati
si stendono
è l’anima del mondo che
sta morendo
senza un respiro si spengono. 


Una rosa per te

Lentamente sboccia una rosa
si apre il bocciolo
si allunga e distende i suoi petali
vellutati e colorati
ed ecco che vedi fiorire
una rosa rossa
sembra che sbocci anche l’amore
che tu ti apra per me.

 

Crepuscolo

Scende la sera
le luci si accendono
case raccontano segreti
il buio prende il posto del tramonto
le coscienze si chiudono
per far spazio ai sogni, ai silenzi.


Basta un sorriso


Basta un sorriso
per consolare
un sorriso donato, regalato
un bene prezioso da proteggere
un messaggio d’amore, d’amicizia
è un valore grande per arricchire
chi lo riceve.

 

Donne

Donne oppresse e maltrattate
Donne sole e abbandonate dalla società
Donne senza scampo
Donne emarginate per cultura, lingua, religione
Donne che affrontano con coraggio la vita
Donne fiere di esserlo, che diventano maschi in un mondo di maschi
Donne recuperate la vostra essenza, la magia frmminile



 

mercoledì 13 febbraio 2019

Nello spazio "Ai Binari" dell'associazione



C’è un filo che lega i percorsi e gli strumenti di un’ artista come Laura Ruberto. Dalla tavolozza alla fotografia digitale sembra essere trascorsa un’era geologica; ma in realtà, per il suo modo di vedere a colori, tutto è ricerca e simultaneità. E se tele e pennelli sono l’emozione della scoperta, la grafica è scuola, l’ illustrazione e il disegno ginnastica espressiva. La fotografia allenamento all’ osservazione.
Tutte le tecniche confluiscono nello spazio vuoto di un computer, di una tela bianca o di un nuovo foglio di carta, per diventare l’attuale (ma certamente non l’ultimo) veicolo di trasmissione dei suoi ricchi mondi interiori.
E’ così che nascono fondi dipinti dalla luce, dove unghiate grafiche disegnano  frammenti di racconti  che, senza mediazioni, rivelano lo stupore delle forme e la sincerità disarmante di stati d’animo ed emozioni stratificate.                                                                                                           Marina Ruberto

Nei colori brillanti delle tele di Laura Ruberto ritroviamo l’armonia e la melodia, la nostalgia e il desiderio. Mentre le piccole forme e i materiali di recupero trovati per strada, inglobano nei suoi quadri realtà esterne e ignote, ed esprimono il desiderio di protendere la sua pittura oltre quei confini e quei limiti che per l’artista non esistono.                                                                      Franca Bernardini
                                                                         
Questo soprattutto mi affascina: la rivelazione di ciò che c’era, di ciò che poteva esserci, tutto un mondo brulicante di infinite potenzialità fino a quel momento rimaste in crisalide. Come se, lungo il percorso di tutti i giorni, nella consuetudine tanto ben conosciuta, si spalancasse l’altra faccia delle cose, sgorgata da prospettive nuove e inattese.                                                                    Gisella Gerosa

Un’ immagine scaturisce in me guadando le opere di Laura Ruberto: un grande e pacifico femminile tondo, morbido e accogliente, pieno di luci di colori di terra e di mare.                             Patrizia Nastasi

lunedì 8 giugno 2015

C'era un ufficio molto  normale
una ragione: quella sociale

A un certo punto  bussa alla porta
l'arcobaleno con la sua scorta

Ha sempre atteso quest' occasione:
offrire spazio a un'esposizione

L'arte è il suo sogno di gioventù
nei suoi cassetti entra anche tuuuu!

Tutti i testi sono di Marina Ruberto



mercoledì 29 aprile 2015


Con l’aiuto del poeta di strada Ivan, abbiamo portato a termine a gennaio, il progetto Muro contro muro che ha visto la decorazione della sala socialità del primo raggio nel reparto “giovani adulti”.
Ivan, con il suo stile e con l’aiuto dei giovani, ha scritto sui tre muri le parole scelte dai ragazzi, quelle più sentite e importanti.
E’ stata un’esperienza intensa per noi, ma soprattutto per i giovani detenuti che hanno portato
a termine il progetto impegnandosi attivamente. Inoltre il confronto fra professionisti esterni
e giovani detenuti è stato fonte di crescita per tutti e ha aperto le porte del carcere,
creando un ponte tra “il fuori e il dentro”, scopo molto caro anche alla direzione del carcere.

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Mostra itinerante: I sogni volano liberi

Dal 31 Maggio al 5 giugno  2014           Istituto Orsoline di San Carlo Milano.
Dal 18 al 31 Ottobre 2014                       Biblioteca S. Ambrogio a Milano.
Dal 29 Novembre al 6 Dicembre 2014    Biblioteca F. Pezza di Mortara.

Una collettiva del gruppo mostre dell’associazione, accompagnata dai lavori dei gruppi Io e le altre
e Urban art dal carcere di San Vittore di Milano.
Un tema comune sull’interpretazione della libertà, per scoprire insieme se chi sta fuori e chi sta dentro vede e sogna la libertà nello stesso modo, per capire se i colori e le forme della libertà sono sempre uguali, o se cambiano a seconda della situazione.
Con questa collettiva vogliamo dimostrare che le detenute sono prima di tutto donne, donne che hanno compiuto scelte diverse, con esperienze diverse e vite diverse, ma che sognano e amano come tutte noi che stiamo fuori, e che i ragazzi detenuti sognano come tutti i ragazzi del mondo, perchè
i sogni volano liberi senza differenze.
Certo i mezzi usati per illustrare la nostra libertà saranno fra loro piuttosto diversi, ma è poi così
importante al fine dell’espressione? Le emozioni non hanno bisogno di tele pregiate, di grandi dimensioni o di colori costosi, ma di cuore e fantasia.

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lunedì 3 marzo 2014

Sabato 8 marzo ore 17, biblioteca di Mortara, inaugurazione della mostra:

 

giovedì 31 ottobre 2013

Si è conclusa alla biblioteca di Mortara, la mostra collettiva delle socie di OrSolArt: